UOC Chirurgia della Mano e Microchirurgia Ricostruttiva
ASST Gaetano Pini - CTO - Milano

Casi Clinici


TRAUMI DA SCHIACCIAMENTO Ricostruzione del Piede

TRAUMI DA SCHIACCIAMENTO

 I traumi da schiacciamento sono estremamente complessi da trattare poiché il danno che si viene a determinare con l’evento traumatico non è immediatamente “comprensibile come entità”: alcuni tessuti sembrano vitali ma nel tempo si demarcano, vanno in necrosi, le zone non vascolarizzate che vengono progressivamente rimosse; questo accade anche nelle folgorazioni e nelle ustioni, il danno si demarca progressivamente con il tempo e solo attraverso successive pulizie chirurgiche (in inglese “debridment”) si può chiarire l’entità del danno e quindi la strategia ricostruttiva; se poi oltre alla cute vi sono altre lesioni allo scheletro, ai tendini ai nervi le cose sono ancora più complesse. 

La ricostruzione cutanea, dopo che il quadro locale si è chiarito, si può effettuare attraverso due possibilità: l’impiego di INNESTI DERMO EPIDERMICI (IDE) con copertura delle zone dove manca la cute con cute prelevata dalla coscia o dalla regione inguinale oppure attraverso il trasferimento di LEMBI (porzioni di tessuto vascolarizzato) locali o liberi (presi da altra sede corporea e rivascolarizzati con tecnica microchirurgica, con il microscopio, vicino alla sede del trauma).

Gli Innesti demo epidermici sono indicati quando manca solo il mantello cutaneo ed il fondo della ferita è ben vascolarizzato (non ci sono strutture nobili, vasi, nervi, tendini, osso, esposti) mentre i lembi vengono preferiti e sono indicati quando vi è esposizione di tessuti che non possono accogliere un innesto dermo-epidermico. L’innesto dermo epidermico deve essere rivascolarizzato dal tessuto sottostante (deve essere quindi di buona qualità) mentre i lembi possono “coprire” anche situazioni che hanno uno scarso apporto “biologico” o grosse perdite di sostanza sostituendo anche diversi tessuti (lembi ossei, cutanei, muscolari o compositi). 


Il caso che mostriamo qui sotto è utile per capire i vari passaggi dell’approccio chirurgico ad un trauma da schiacciamento; è un trauma del piede in incidente motociclistico. Oltre alla delicata situazione cutanea con scollamento della pianta del piede e necrosi mediale, laterale e posteriore, ci sono delle fratture delle ossa del tarso e metatarso e lo schiacciamento ha determinato la necrosi dei piccoli muscoli del piede (sindrome compartimentale) e la lesione di parte dei nervi che portano la sensibilità alla pianta del piede. 

Quadro iniziale e dopo il primo sbrigliamento con posizionamento di fissatore esterno 

Sono stati necessari 3 tempi di pulizia chirurgica, intervallati da terapia a pressione negativa (VAC therpy) che facilita la guarigione e la formazione di tessuto di granulazione mantenendo “pulita” la zona della perdita di sostanza (PDS) poiché è “chiusa” e non permette la contaminazione esterna. Nel primo tempo chirurgico dopo le prima pulizia chirurgica è stato posizionato un fissatore esterno per far guarire le fratture delle ossa tarsali, evitare lesioni da pressione sul calcagno (l’appoggio prolungato del piede sul letto/cuscino determina delle ulcere da pressione / decubito se protratto per molto tempo anche con presidi appositi) ed inoltre per evitare la flessione plantare del piede e la conseguente rigidità in tale posizione; il fissatore esterno è stato mantenuto fino alla fine del trattamento (2 mesi circa, Hoffman 2 ®). Il coniugare tecniche ortopediche e ricostruttive dei tessuti molli prende il nome di “ortoplastica” – orthoplastic approach nella terminologia anglosassone - e permette di dare i migliori risultati poiché si associano principi biomeccanici tipici dell’ortopedia a principi ricostruttivi ed estetici tipici della chirurgia plastica. 

posizionamento di spugna e pressione negativa (VAC) - sorpra e dopo secondo debridment -sotto

Per migliorare la qualità del tessuto finale è stato posizionato del derma artificiale per 25 giorni (Integra ®), quindi l’innesto dermo-epidermico a rete (IDE) prelevato dalla coscia omolaterle conclude la procedura. Il tempo per l’intero trattamento è stato di circa tre mesi. 

SOSTITUTO DERMICO , INNESTO CUTANEO e RISULTATO FINALE AI 4 MESI dal trauma 
Pubblicato il 13/04/2020

RICOSTRUZIONE APPARATO UNGUEALE

TRAUMA DA SCHIACCIAMENTO APICI DIGITALI 

Lo schiacciamento della “punta” delle dita è una delle cose più frequenti nella traumatologia della mano. Il trattamento adeguato nella fase dell'urgenza mette al riparo da complicanze spiacevoli e risultati poco soddisfacenti.

Qui sotto il caso di uno schiacciamento di medio e anulare con danno alla matrice ungueale, frattura della falange e avulsione della tavoletta ungueale. La riparazione accurata dell'apice digitale con sutura del letto, sintesi delle fratture e posizionamento di sostituto ungueale porta ad un risultato molto buono se non vi sono complicanze. 

SEQUENZE RICOSTRUTTIVE IN URGENZA  -  SUTURA DEL LETTO, STABILIZZAZIONE FRATTURA, POSIZIONAMENTO DI SOSTITUTO UNGUEALE e RISULTATO FINALE A 6 MESI DAL TRAUMA 

Il risalutato è a 6 mesi dal trauma. Nella chirurgia dell'unghia 6 mesi sono il tempo minimo per poter valutare il recupero di una ricostruzione.


Pubblicato il 26/04/2020

RICOSTRUZIONI PER EXERESI ONCOLOGICHE

RICOSTRUZIONI PER EXERESI ONCOLOGICHE

Ricostruzione com lembo di gran dorsale - sarcoma pleiomorfo

La chirurgia plastica ricostruttiva permette la ricostruzione di piccole e ampie perdite di sostanza dopo resezioni oncologiche. Il gruppo di chirurghi ricostruttori della unità di Cirurgia della manoe Microchirurgia Ricostruttiva collabora attivamene da anni con i colleghi dell'Unità Operativa Compressa di Ortopedia Oncologica diretta dal Dr Primo Daolio. La collaborazione è con tutti i raparti - con i reparti di traumarologia e con il reparto di Ribilitazione Mielolesioni del CTO. 

La tecnica microchirurgica permette il salvataggio degli arti - limb sparing - che è l'obiettivo della stragrande maggioranza degli interventi oncologici; vi sono ricostruzioni anche molto complesse che uniscono moderne protesizzazioni a coperture muscolari e cutanee. Talvolta l'osso vascolarizzato può essere impiegato per sostituire parti che devono essere resecate, altre volte l'osso di banca può supplire per tale funzione, altre volte la combinazione di questi può dare il risultato migliore.

Il caso che viene mostrato è rappresentato da una copertura con il muscolo gran dorsale che permette di coprire una ampia exeresi di un grosso sarcoma pleiomorfo in regione sovrascapolare.

Il muscolo gran dorsale permette ricostruzioni locali (braccio, gomito, regione mammaria) o in altre sedi utilizzato come trasferimento libero vascolarizzato (spesso impiegato per l'arto inferiore). In questo caso è stato tunnelizzato a coprire la regione sovrascapolare. Il risultato è molto buono per la chiusura per prima intenzione del sito donatore. Tos Pierluigi 
Pubblicato il 12/05/2020